Il piruvato è un sottoprodotto del metabolismo dei carboidrati, ed è “chimicamente simile” al glucosio. È dalla fine degli anni 70 che sono noti gli effetti del piruvato sui grassi.
Famoso un esperimento sui topi che mostrò l’azione grasso-inibente esercitata da tale molecola. Nell’esperimento (e nei seguenti, durante gli anni 90) venne utilizzato un mix di pirvato e di DHA (diidrossiacetone). Il meccanismo biochimico di inibizione del grasso sembra agire a livello epatico, anche se poi si osservarono alti livelli degli ormoni di tiroide circolanti e livelli più bassi di insulina.
Negli anni 90 furono sottoposti ad esperimenti i cosiddetti “topi di Zucker” che sviluppano obesità in modalità simile a quella umana. L’utilizzo di piruvato e DHA contrastò l’aumento di peso oltre a stabilizzare i livelli di colesterolo.
Riguardo alla sperimentazione su umani, alcuni studi evidenziano effetti simili a quelli sui topi, e cioè maggiore ossidazione lipidica e una più alta concentrazione di ormoni tiroidei.
Studi ancora più recenti hanno dimostrato che gli effetti del piruvato possono essere enfatizzati associando la molecola ad altri micronutrienti, come l’HCA (idrossicitrato) e la carnitina. Tale associazione sembra promuovere un effetto termogenico favorendo così la conversione delle calorie in calore.